Milano Marittima è una località perfetta per chi si vuole recare al mare in vacanza con tutta la famiglia. Sono molte, le attrazioni e le cose che si possono fare durante la giornata. Ecco una serie di consigli e idee da cui trarre ispirazione.

Quando si prendere la decisione di recarsi in vacanza al mare, le proposte tra cui scegliere in Italia sono davvero molte. Da nord a sud, le località di villeggiatura al mare offrono varie soluzioni si soggiorno e di intrattenimento. Per chi ama l’Emilia Romagna, Milano Marittima è una delle località che sicuramente non ha bisogno di raccomandazioni o presentazioni.

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Se vi dicessero “benvenuti a Terranòa” forse vi guardereste in giro stravolti e pensereste che la vostra nave –un traghetto Moby o della linea Grimaldi – ha sbagliato del tutto rotta. Invece siete proprio al vostro porto di approdo, a Olbia, sebbene in lingua sarda il suo nome sia ancora quello antico di Terranòa. E dunque si presenta già in modo strano e originale, questa località turistica tra le più gettonate della Sardegna, non solo per le sue bellezze ma anche per i luoghi magici che la circondano. Sia che partiate con i traghetti Moby Sardegna (da Genova, Civitavecchia, Piombino e Livorno) o con Grimaldi (da Livorno e Civitavecchia), arrivare a Olbia è un’esperienza indimenticabile.

NON SOLO OLBIA …

Andando alla scoperta del centro di Olbia, una visita d’obbligo va riservata alle chiese di stile romanico e barocco (San Simplicio, San Paolo…) , agli affascinanti palazzi Liberty (Palazzo Colonna, Municipio,  Villa Clorinda), ai tanti siti archeologici ricchi di dolmen e di nuraghe. Molto gettonato Belveghile, un intero villaggio nuragico sito sulla strada che porta ad Arzachena. Una ventina di isolette selvatiche e bellissime fanno parte del territorio comunale di Olbia così come alcune delle spiagge più belle del mondo.

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Ormai da anni il Caseificio Brema fornisce una vasta gamma di prodotti e un elegante assortimento di prelibatezze, da inserire nei menù o da integrare nelle ricette culinarie di alto livello.

I prodotti della linea www.bluedessert.it nascono dal connubio della tradizione con l’innovazione. Difatti, il processo che porta alla realizzazione dei prodotti di spicco di questa catena come i formaggi, vengono realizzati utilizzando la materia prima peculiare del territorio veneto, ma adoperando strutture e tecnologie all’avanguardia che possano garantire soltanto il meglio, dando vita ad una linea di prodotti di altissimo livello.

Ecco come il consumatore può tranquillamente fidarsi di un prodotto al 100% italiano che viene realizzato grazie al latte di capra e di vaccino, trattato a dovere e con tutte le accortezze del caso. Il meraviglioso gioco di contrasti e sintonie conferiscono ai formaggi un gusto particolare. Un perfetto equilibrio tra la pasta piacevole al palato e la giusta quantità di muffa, grazie al processo di lavorazione studiato a pennello.

Tra i prodotti più ricercati e di spicco ha una sua posizione di rilievo il Bluedessert Aceto. Si tratta di un erborinato trattato con aceto balsamico di qualità elevata. Il processo di coniugazione con il latte di capra o vaccino, porta a realizzare un prodotto di un gusto unico che mette insieme perfettamente le noti dolci con quelle salate.

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La chiesa di San Francesco a Treviso è celebre per essere un pantheon di sepolture celebri. Oltre ai Rinaldi, i Bonaparte, i Sugana, i Di Rovero e i Da Camino, signori di Treviso, l’edifico ospita le salme di Pietro Alighieri, figlio di Dante, giudice e poeta vissuto a Verona e morto durante un soggiorno a Treviso nel 1364, e di Francesca Petrarca, figlia naturale del poeta Petrarca, morta di parto nel 1384.

Il battistero della Cattedrale, dedicato a San Giovanni Battista, si trova accanto al duomo di Padova. Ciò che lo rende unico è lo spettacolare ciclo pittorico con cui è affrescato al suo interno, eseguito tra il 1375 ed il 1378 da Giusto de’ Menabuoi, pittore di origine toscana, colto e raffinato, la cui pittura allora eccelleva in Italia Settentrionale.

La decorazione fu commissionata da Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, Signore di Padova nel Trecento, che voleva trasformare il battistero in un tempio-mausoleo per onorare la sua famiglia e la città di Padova. Gli affreschi raffigurano episodi del Vecchio Testamento sul tamburo, scene del Nuovo Testamento sulle pareti, l’Apocalisse nella piccola abside e il Paradiso nella grande cupola.

All’interno del battistero, si può ammirare anche lo splendido polittico posto su un altare dipinto sempre da Giusto de’ Menabuoi e dedicato a San Giovanni Battista. Il fonte battesimale è un’opera dello scultore Giovanni da Firenze e ha sostituito, nel Quattrocento, il monumento sepolcrale di Francesco I da Carrara, che è andato distrutto assieme a quello della moglie Fina, dopo la caduta della signoria e con l’avvento dei veneziani a Padova (1405).

Il sacrario militare di Asiago è uno dei principali ossari militari della Prima Guerra Mondiale, sorge sul colle del Leiten, ed è diventato, insieme a quelli del Pasubio, del Monte Grappa e di Tonezza del Cimone, simbolo della provincia di Vicenza. L’ossario di Asiago venne progettato dall’architetto Orfeo Rossato di Venezia, che disegnò un unico e gigantesco blocco di cemento e marmo della zona (di 1600 metri quadrati) sormontato da un grande arco, in stile romano, alto 47 metri.

I lavori terminarono nel 1938 ed il sacrario di Asiago venne inaugurato con grandi celebrazioni alla presenza dello stesso Re Vittorio Emanuele III. Nel sacrario riposano i resti di 33.086 caduti italiani, raccolti dai 35 cimiteri di guerra della zona, e sono raccolti anche i resti di 20.000 caduti austroungarici, di cui 11.762 ignoti. All’interno del piccolo museo del sacrario, il pezzo più emozionante è una lettera di un giovane soldato alla vigilia della Battaglia dell’Ortigara, rinvenuta addirittura negli anni ’50.

1305 da Giotto su incarico di Enrico degli Scrovegni, ricchissimo banchiere padovano, costituisce uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale italiana ed europea. Il ciclo pittorico della cappella è sviluppato in tre temi principali: gli episodi della vita di Gioacchino e Anna, gli episodi della vita di Maria e gli episodi della vita e morte di Cristo. In basso a questi affreschi, una serie di riquadri illustra le allegorie dei Vizi e delle Virtù. La visita alla cappella è un viaggio che si snoda tra colore e luce, poesia e pathos, uomo e Dio, natura e fede, in uno stile unico ed irripetibile, che rivoluzionò per sempre il linguaggio dell’arte occidentale.

centro di Padova, in via VIII febbraio n. 15. Aperto giorno e notte fino al 1916, e perciò noto anche come il “Caffè senza porte”, per oltre un secolo è stato un prestigioso punto d’incontro frequentato da intellettuali, studenti, accademici e uomini politici.

Lo Stabilimento Pedrocchi nacque nel 1831 dall’incontro di due grandi talenti: quello imprenditoriale di Antonio Pedrocchi e quello architettonico di Giuseppe Jappelli. Il primo fece fortuna con la torrefazione del caffè e decise poi di investire i suoi guadagni nell’ambizioso progetto dell’amico architetto.

Antonio Pedrocchi suddivise il suo stabilimento in due zone ben distinte: il Caffè, aperto ventiquattrore al giorno, pronto ad ospitare chiunque, dal viandante affaticato all’uomo d’affari di passaggio; e il Ridotto, riservato alla crème della società padovana, luogo di feste, balli, ma anche di riunioni massoniche, di incontri di business, uno spazio per trattative commerciali esclusivo, regale, nel cuore del centro cittadino.

ottobre 1912. Ordinato sacerdote a Belluno nel 1935, dove svolse gran parte del suo ministero come insegnante e Vicario Generale della Diocesi, nel 1958 venne nominato e consacrato da Giovanni XXIII Vescovo di Vittorio Veneto. Undici anni dopo Paolo VI lo nominò Patriarca di Venezia e nel 1973 lo creò Cardinale. Nel 1978 venne eletto al Soglio Pontificio assumendo il nome di Giovanni Paolo I e morì appena 33 giorni dopo. Nel 2003 si è aperta la causa di canonizzazione.

A Papa Luciani è oggi intitolata l’armoniosa piazza della pieve, dominata dalla chiesa arcipretale di San Giovanni Battista, edificio risalente al XIII-XIV secolo e da cui parte la Via Crucis, che lungo la strada silvo-pastorale di Cavallera, si snoda per circa 2 km in un suggestivo ambiente naturale. Presso la canonica è stata allestita una mostra che ripercorre, attraverso oggetti e una sequenza fotografica, la vita del pontefice dalla nascita fino alla cattedra di Pietro. Prossimamente verrà inaugurato il nuovo Museo Centro Studi Papa Luciani curato dall’omonima Fondazione. Ad Albino Luciani è stato inoltre dedicato il Museo Diocesano di Arte Sacra di Vittorio Veneto.

Il pontefice fu infatti instancabile promotore della conservazione e della salvaguardia di opere che nelle chiese venivano messe da parte, perché prive ormai di un uso liturgico, e le faceva ricoverare in seminario. Inaugurato nel 1986, il Museo Diocesano Albino Luciani è stato notevolmente ampliato nel 2000 sia negli spazi espositivi, sia nel numero delle opere. Al suo interno sono custoditi lavori provenienti da diversi edifici sacri della diocesi vittoriese: tra essi si annoverano opere di artisti come Tiziano Vecellio, Cima da Conegliano, Il Pordenone, Pomponio Amalteo, Palma il Giovane e Francesco da Milano.

L’abbazia, di fondazione benedettina (800-1000), sorge nel mezzo delle Prealpi Trevigiane e Bellunesi, tra le coltivazioni di viti e frutteti, ed è densa di fascino. Dal 1146-1148, ai Benedettini subentrarono i Cistercensi, con i quali il monastero raggiunse il suo apice di potere e splendore. Il complesso monastico, dopo il 1448, divenne commenda abbaziale. Tra gli abati commendatari sono annoverati alcuni personaggi illustri, come Pietro Barbo (nel 1455), che divenne poi Papa Paolo II, e San Carlo Borromeo (nel 1560). Dalla metà del XIV secolo iniziò un periodo di decadenza, che culminò con la soppressione del monastero da parte della Serenissima due secoli dopo.

Dal 1915 nel monastero di Follina si sono insediati i Servi di Maria, che ancora oggi vi abitano. Nel 1921 l’abbazia è stata elevata a Basilica da Papa Benedetto XV. Lo splendido chiostro, di età precedente alla basilica e perfettamente conservato nell’elegante effetto di movimento creato dalle colonne che lo costituiscono, fu portato a termine nel 1268, quando i monaci cistercensi si insediarono nel monastero, come dimostra l’incisione su pietra posta sulla parte nord del chiostro stesso. L’interno della basilica è a tre navate e cinque campate.

Sull’altare maggiore spicca una moderna, ma preziosa ancona lignea in stile neogotico costruita da maestranze veneziane nel 1921, copia perfetta dell’originale presente nella chiesa di San Zaccaria a Venezia. Essa accoglie la statua in arenaria della Madonna del Sacro Calice, di probabile origine nubiana del VI secolo, da sempre oggetto di venerazione e pellegrinaggio; la sua collocazione sull’altare avvenne nel giugno 1918 e la sua incoronazione nel 1921 al termine dei restauri. Il diadema del bambino venne creato fondendo oro raccolto tra i fedeli della diocesi, mentre l’anello della corona, di diamanti e rubino, venne donato da Papa Benedetto XV. Altre pregevoli opere d’arte arricchiscono la chiesa, tra le quali spiccano gli affreschi di Francesco da Milano.